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Anni settanta: la felicità
Nel 1970, primo centenario di Hoffmann e di Loos, Gio Ponti ha quasi ottant'anni. Ed è in questi ultimi anni della sua esistenza che porterà a termine due opere culmine, la cattedrale di Taranto, '70, e il museo di Denver, '71. Ed anche un nuovo oggetto -la poltrona di poco sedile, 71- che è un'invenzione. E un modo di disegnare stoffe, '70, pavimenti in ceramica, '76, facciate colorate in ceramica, '78, che è un'altra invenzione. Scrive, disegna, ascolta.
Il suo pensiero, in questi anni, è sempre più concentrato sulla casa, sull'abitare. Ma la sua, mai accolta, proposta di casa versatile a pareti mobili, è qualcosa che va al di là del progetto, è l'espressione di un modo di pensare e di vivere che è il suo messaggio ultimo, e di sempre. La casa deve essere un fatto semplice. La si giudica dal grado d'incanto che si prova a guardarla da fuori, e dal grado d'incanto che si prova a viverci dentro. Gio Ponti era del tutto solo, nel frastuono di allora, 1971, quando pensava così.
Da "Gio Ponti, l'opera" di Lisa Licitra Ponti,1990, Leonardo Editore